Il portale BeWeB, Beni ecclesiastici in web, nella sezione percorso d’arte e fede ha dedicato uno spazio di approfondimento agli amboni della Cattedrale di Salerno curato dall’Ufficio diocesano per i Beni Culturali Ecclesiastici ed Edilizia di Culto dell’Arcidiocesi di Salerno – Campagna – Acerno.
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A cura di Ufficio diocesano per i Beni Culturali Ecclesiastici ed Edilizia di Culto dell’Arcidiocesi di Salerno – Campagna – Acerno (ediliziaculto@diocesisalerno.it), con il contributo di Antonio Pisani, Carmine Sabatino e Roberto Sasso
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Il popolo di Dio convocato e radunato, viene sempre primariamente invitato all’ascolto della Parola di Dio. Se l’altare è la mensa della cena eucaristica ed il luogo del sacrificio di Cristo Gesù, l’ambone è il luogo dell’annuncio della buona e bella notizia. Per questo dall’ambone si proclamano le letture bibliche dell’Antico e del Nuovo Testamento, tutte orientate a spiegare il mistero della risurrezione del Signore crocifisso e morto per noi.
La Nota della CEI del1993, descrive che l’ambone «è il luogo proprio della Parola di Dio. La sua forma sia correlata all’altare, senza tuttavia interferire con la priorità di esso; la sua ubicazione sia pensata in prossimità all’assemblea (anche non all’interno del presbiterio, come testimonia la tradizione liturgica) e renda possibile la processione con l’Evangeliario e la proclamazione pasquale della Parola. Sia conveniente per dignità e funzionalità, disposto in modo tale che i ministri che lo usano possano essere visti e ascoltati dall’assemblea. Un leggio qualunque non basta: ciò che si richiede è una nobile ed elevata tribuna possibilmente fissa, che costituisca una presenza eloquente, capace di far riecheggiare la Parola anche quando non c’è nessuno che la sta proclamando. Accanto all’ambone può essere collocato il grande candelabro per il cero pasquale».
Il termine ambone deriva dal verbo greco ana-baino (=salire) ed indica un luogo elevato al quale si sale. Il primo ambone della storia si fa risalire alla tribuna lignea di Neemia (cf Ne 8,1-12); in questo testo si narra come avvenne la lettura del libro della Legge ritrovato: «Esdra lo scriba stava sopra una tribuna di legno […] più in alto di tutto il popolo».
La struttura e la collocazione di tale tribuna rispondeva a un’esigenza pratica di comunicazione e l’atteggiamento degli ascoltatori corrispondeva a questa azione.
Germano di Costantinopoli definisce l’ambone come: « icona del santo sepolcro: l’angelo ne rotolò via la pietra e stava lì poi ad annunciare la risurrezione del Signore alle donne mirofore». In quanto simbolo, l’ambone è presenza vicaria della tomba vuota, ed è presenza efficace dell’annuncio pasquale. Ecco perché l’ambone è sistematicamente dedicato a chi è comunque «primo» nell’evangelizzazione della Pasqua: alle mirofore (secondo la tradizione dei Sinottici), a Pietro e Giovanni (secondo la tradizione del quarto Vangelo), a Maria Maddalena che vede per prima il risorto nel giardino della Pasqua (cfr. Gv 20), o addirittura a Paolo per la peculiarità del suo kerigma pasquale.
Nelle basiliche cristiane dell’Occidente la tribuna dell’ambone, a volte anche a due gradinate e con due leggii, era collocata fra l’altare e l’assemblea in una posizione avanzata verso il popolo e insieme circoscritta in un ampio spazio ben definito, adatto per lettori, cantori e ministri.
Dal secolo XIII in poi, con l’avvento dei frati predicatori, soprattutto i Francescani e i Domenicani, che si dedicarono primariamente alla rievangelizzazione dei popoli attraverso la predicazione, si promosse la costruzione del pulpito, ovvero una specie di ambone collocato in alto, quasi a metà navata, a ridosso di un pilastro.
Con il Vaticano II viene finalmente riscoperta l’importanza fondamentale della Parola di Dio nella comunicazione divina della salvezza. Il n°21 della Dei Verbum afferma: «la Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture come ha fatto per il Corpo stesso di Cristo, non mancando mai, soprattutto nella sacra liturgia, di nutrirsi del pane di vita dalla mensa sia della parola di Dio che del Corpo di Cristo, e di porgerlo ai fedeli». È quindi chiara la relazione che intercorre tra ambone e altare.
L’ambone è la cattedra dalla quale Dio ci parla, il vero trono della sapienza dal quale Cristo si rivela nostro unico Maestro. Le Premesse al rito di benedizione dell’ambone ribadiscono la dignità del luogo, la verità del segno e il suo profondo simbolismo associato alla risurrezione di Cristo: «l’ambone, cioè il luogo dal quale viene proclamata la Parola di Dio, deve corrispondere alla dignità della Parola stessa e rammentare ai fedeli che la mensa della Parola di Dio è sempre imbandita, da quando il Cristo, vincitore della morte, con la potenza del suo Spirito ha rovesciato la pietra dal sepolcro».
Di particolare importanza risulta essere anche quanto ritroviamo nell’ordinamento delle letture della Messa, che testualmente riporta «nell’ambiente della chiesa deve esserci un luogo elevato, stabile, ben curato e opportunamente decoroso, che risponda insieme alla dignità della Parola di Dio, suggerisca chiaramente ai fedeli che nella Messa viene preparata la mensa sia della Parola di Dio che del Corpo di Cristo, e infine sia adatto il meglio possibile a facilitare l’ascolto e l’attenzione dei fedeli durante la liturgia della Parola. Si deve pertanto far sì che, secondo la struttura di ogni singola chiesa, l’ambone si armonizzi architettonicamente e spazialmente con l’altare».
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