Un cammino che prosegue nel nome della “trasparenza” e della “partecipazione”. Con queste parole padre Lombardi ha presentato la decisione dell’Aula sinodale di rendere pubbliche le relazioni dei 10 Circoli minori, che riflettono in sintesi il punto di vista dei vari gruppi linguistici in cui i Padri si sono suddivisi nella seconda settimana di lavori sinodali e che sono state lette durante la sessione di stamattina. La volontà dei Padri sinodali sul punto, ha spiegato padre Lombardi, è in coerenza con la scelta di rendere pubblica la Relatio post-disceptationem, e alla stregua di quest’ultima – ha indicato – anche le relazioni dei Circoli minori vanno ritenute dei “documenti di lavoro”, nulla di definitivo ma solamente un contributo all’interno del cammino del Sinodo. Inoltre, a essere presentati oggi alla Segreteria del Sinodo sono stati anche i cosiddetti “modi”, cioè le proposte di revisione alla “Relazione dopo la discussione”, che dovranno essere elaborate per dar vita al documento finale del Sinodo, la cui approvazione dovrebbe avvenire sabato pomeriggio.
Il cardinale Schönborn ha messo in risalto l’enorme interesse suscitato dal Sinodo in corso, spiegandolo in sostanza con la visceralità delle situazioni che l’argomento famiglia porta con sé. E della famiglia, l’arcivescovo di Vienna ha sottolineato la sua dote di essere, in passato come oggi, una “rete di sopravvivenza”: “Penso che, al di là di tante questioni morali, dobbiamo vedere il ruolo positivo, fondamentalmente positivo della famiglia. Penso che il Papa ci abbia invitato a vedere il tema della famiglia non per vedere tutto ciò che non funziona nella famiglia (…) ma per mostrare anzitutto la bellezza e la necessità vitale della famiglia. Per questo ci ha invitato ad avere uno sguardo attento alla realtà”.
E in questa realtà di forti chiaroscuri c’è necessità oggi più che mai – ha ribadito nel suo intervento Franco Miano – di raccontare storie positive di vita di famiglia e questo, ha detto, “non per presentare dei quadretti oleografici”, ma piuttosto per dire “che vi sono tante famiglie che, pur nella difficoltà della vita”, si “impegnano a vivere il Vangelo”: “E questo però non significa un giudicare le altre situazioni, anzi al contrario: lo sforzo del Sinodo è uno sforzo appunto di accompagnamento, un saper mettere insieme la prossimità e la cura per le situazioni più difficili con la necessità di raccontare nuovamente la bellezza dell’essere famiglia, dell’essere famiglia oggi”. Giuseppina Miano si è soffermata sul “realismo” mostrato dai Padri sinodali nell’affrontare i nodi della famiglia contemporanea, in altre parole una dichiarata “volontà”, ha osservato, di “partire dall’ascolto della vita e non di partire da una enunciazione teorica di alcuni principi”.
Tra le domande poste poco dopo al cardinale Schönborn, una ha chiesto nuovi chiarimenti sulle “tensioni” all’interno dell’Aula sinodale, riflesso della difficoltà di conciliare dottrina e accoglienza. Con simpatia, il porporato ha replicato prendendo a prestito proprio un esempio di vita familiare: “Se alcuni padri del Sinodo dicono: ‘Attenzione, perché non dobbiamo dimenticare la dottrina’; dall’altra parte c’è anche il bisogno dell’accompagnamento di tante situazioni, per le quali il Papa parla di ospedale di campo. Accade spesso in famiglia che la mamma dica: ‘È troppo pericoloso’; e che il papà dica: ‘No, non avere paura’. Siamo in una grande famiglia. Così gli uni dicono: ‘Attenzione! Hanno ragione, è pericoloso!’; e gli altri dicono: ‘Non abbiate paura!’”.
Dalle risposte alle questioni poste dai giornalisti, due termini in particolare sono emersi come pilastri sui quali – hanno riferito gli ospiti al briefing – l’edificio del Sinodo ha scelto di poggiarsi: “accompagnamento” e “accoglienza”. Questo, per esempio, nel caso delle unioni di fatto, come per tutte le questioni di sofferenza che riguardano l’universo familiare.
Sulle unioni omosessuali, il cardinale Schönborn ha ribadito un principio chiaro alla fede cristiana: si deve “guardare alle persone prima che al loro orientamento sessuale”. “Questo – ha precisato – non vuol dire che il rispetto sia per ogni comportamento umano. Ma non bisogna guardare alla camera da letto delle famiglie. Prima guardiamo al soggiorno”.
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