LITURGIA OFFERTORIALE (appuntamento domenicale delle ore 11:20)

La oblatio donorum, vale a dire l’Offertorio o presentazione dei doni, prepara il sacrificio.

Agli inizi si trattava di una semplice preparazione esteriore del centro e vertice di tutta la celebrazione, che è la Preghiera Eucaristica. Ad ogni modo, limitarsi a considerare l’offerta dei fedeli, a partire solo dalla semplice apparenza esterna preparatoria, significherebbe svuotare il suo significato ideale e concreto.

Il momento della oblatio donorum, «gesto umile e semplice, ha un significato molto grande: nel pane e nel vino che portiamo all’altare tutta la creazione è assunta da Cristo redentore per essere trasformata e presentata al Padre».

È ciò che potremmo chiamare il carattere cosmico e universale della Celebrazione eucaristica. L’offertorio prepara la celebrazione e ci inserisce nel «mysterium  fidei che si realizza nell’Eucaristia: il mondo nato dalle mani di Dio creatore ritorna a Lui redento da Cristo».

processione offertoriale

Durante l’offertoriale vengono portati processionalmente all’altare il pane ed il vino, sui quali verrà invocato lo Spirito Santo e per i quali si renderà grazie al Padre; possono essere portati doni per la Chiesa e per i poveri. Il pane ed il vino contengono già tutto: sono il frutto del lavoro umano e quindi hanno in sé la gioia e la fatica, le delusioni e le speranze che accompagnano il vivere quotidiano. Se portiamo all’altare delle cose nostre o altri doni che simboleggiano le nostre disposizioni spirituali, ce ne priviamo perché diventino dono, destinati non più ad un uso profano, ma ad un uso sacro. Per mezzo di questi doni esprimiamo la nostra volontà di essere noi stessi dei doni.

Ciò che viene offerto in processione diventa dono, dono per i poveri, dono a disposizione del parroco o della Parrocchia: non lo si va a ritirare al termine della Messa. E’ dato come dono e come tale resta donato.

Anche la spiegazione dei doni non deve risultare un trattato di teologia: nell’offertorio letto esprimiamo brevemente il motivo del nostro offrire e offrirci, senza altre spiegazioni. Mentre offriamo a Dio il pane ed il vino, offriamo tutto noi stessi con amore, le nostre opere buone, i sacrifici e le preghiere, i dolori, le nostre aspirazioni e propositi.

Durante l’ultima cena, Gesù ha voluto dare un senso speciale ad alcuni gesti che di solito si fanno durante un pranzo ordinario. Lo dimostra il suo comando: “fate questo in memoria di me”.

Il “mistero dell’offrire”, dello scambio, è la realizzazione di un doppio movimento, di andata e ritorno:

– dall’assemblea all’altare, per l’offerta;

– dall’altare all’assemblea, per la condivisione e la comunione

Pane e vino_a

Prendiamo coscienza che tutto ciò che abbiamo e riusciamo a fare è dono di Dio e lo presentiamo a lui nei segni del pane e del vino: è una prima offerta, quella che chiamiamo “presentazione dei doni”.  Per una particolare azione dello Spirito i nostri doni sono assunti dall’offerta di Gesù al Padre nei simboli del pane e del vino; anche noi, come singoli e come comunità, diventiamo corpo di Cristo, siamo offerti in lui come sacrificio gradito a Dio Padre; il culmine dell’unica offerta avviene nell’elevazione conclusiva della preghiera eucaristica, quando il sacerdote alza il pane e il vino consacrati dicendo: “Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te Dio Padre onnipotente ogni onore e gloria…” Dopo il gesto dello spezzare del pane, al momento della comunione, i doni ritornano all’assemblea: il Padre offre il corpo di Cristo, cioè Cristo e tutti coloro che si sono offerti in lui.

A cura del Gruppo Liturgico Parrocchia Gesù Risorto

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