Iniziata la Lectio Divina per il tempo di Avvento

CATECHESI BIBLICA COMUNITARIA

TEMPO DI AVVENTO – NATALE 2024

…nell’attesa della tua venuta”     

  1. LA LECTIO DIVINA 
  • «Tutti i fedeli … si accostino volentieri al sacro testo, sia per mezzo della sacra liturgia, che è impregnata di parole divine, sia mediante la pia lettura, sia per mezzo delle iniziative adatte a tale scopo e di altri sussidi, che con l’approvazione e a cura dei Pastori della Chiesa, lodevolmente oggi si diffondono ovunque. Si ricordino però che la lettura della sacra Scrittura dev’essere accompagnata dalla preghiera» (Dei Verbum, 25).

2. Metodo per la “lectio divina”.

  1. CHIEDERE LO SPIRITO SANTO.

La Bibbia è ispirata da Dio: perciò deve essere letta e interpretata con l’aiuto dello Spirito Santo. Ogni lettura della Parola di Dio presuppone sempre lo Spirito Santo, perché la Parola è vivente, soltanto nello Spirito che in essa è contenuto e in essa riposa… 

  • LEGGERE,  RILEGGERE E SOTTOLINEARE

le frasi e le parole che ci colpiscono. “La Bibbia si legge con la penna in mano e non soltanto con gli occhi” (card. C. M. Martini). E’ una operazione facilissima. “Essere colpiti” da una frase è grazia, richiamo, stimolo, segno di interesse, sollecitazione, provocazione.

  • LECTIO:

è la lettura propriamente detta, una lettura evidenziata. E’ un lavoro impegnativo ma necessario, da cui dipende anche l’esito degli altri passaggi del percorso. E’ la lettura “intelligente” del brano che ci sta davanti, per metterne in risalto gli elementi portanti, alla luce della domanda: “Cosa dice questo testo in se stesso?”..

E’ necessario, quindi, evidenziare:

Il contesto: un testo, per essere capito, ha bisogno di essere collocato dentro il suo  contesto (cosa c’è prima, cosa c’è dopo), nella “sezione” a cui il brano appartiene. L’evangelista sta svolgendo una “catechesi” nella quale il brano è inserito e in cui  noi dobbiamo entrare. Sono orientamenti preziosi al senso corretto del brano. Poi si cerca di coglierne la struttura, i personaggi, le azioni, le loro qualifiche, le parole chiave, domandandoci:

Dove avviene il fatto raccontato?  Quando avviene questo fatto?

Chi sono i personaggi principali che agiscono?

Cosa fanno?  Cosa dicono?

i  VERBI  (esprimono gli atteggiamenti delle persone)

gli  AVVERBI  (per capire i sentimenti del cuore)

gli  AGGETTIVI  (le qualità che danno colore all’azione).

Ricordo nella Scrittura un fatto simile a quello che sto analizzando? Quale? Alcune parole o qualche frase sono presenti in altri racconti del vangelo? Quali? Cerchiamo e analizziamo questi riferimenti, li confrontiamo con il testo che stiamo studiando, notiamo le somiglianze e le differenze. Nella Lectio divina la Scrittura commenta la Scrittura. E’ importante questa ricerca per capire il significato corretto del testo e non “uscire dal seminato”. In questo percorso ci affidiamo progressivamente al testo, ci lasciamo condurre e guidare dal brano. Intanto, la Parola ci raggiunge, penetra in noi e prende possesso di noi.

  • MEDITATIO:

riprendiamo e  sostiamo sugli elementi portanti del brano, raccolti durante la lectio, alla luce dalla domanda: “Cosa dice a me questo testo? Quali messaggi mi comunica, attraverso i dati che ho rilevato?” Chiediamo al Signore: “Cosa dici a me con queste tue parole?”. E’ l’atteggiamento del giovane Samuele: «Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta» (1Sam 3,10). 

  • ORATIO:

al Signore che ci ha interpellati nella lectio e meditatio, rispondiamo con la preghiera, cioè trasformiamo in preghiera quello che abbiamo meditato. Attenzione: non inventiamo noi la preghiera, ma entriamo nei sentimenti religiosi che il testo evoca e suscita. «Cosa ho da dire al Signore in risposta alla sua Parola».

  • CONTEMPLATIO:

E’ il momento del colloquio intimo tra Dio e il credente, del “faccia a faccia” con il Signore (Fil 2,5). “Gustate e vedete quanto è buono il Signore” (sl 33/34,9)

  • COLLATIO (dal verbo latino colligere = raccogliere).

Nella lectio comunitaria si è soliti concludere con la collatio. Occorre definire bene la finalità di questo momento della Lectio. La collatio non è per la discussione, ma per la comunicazione delle risonanze personali della Parola, delle intuizioni ma anche dei dubbi e delle reazioni suscitate dal testo. E’ il momento della condivisione nella fede.

2. IL VANGELO DI LUCA: Caratteristiche fondamentali

Luca si attiene alla intelaiatura ideata da Marco, che consiste nel presentare la vita pubblica di Gesù come un unico viaggio dalla Galilea verso Gerusalemme. A questo schema di Marco, Luca apporta sostanziose aggiunte, in quanto il suo Vangelo è notevolmente più lungo di quello di Marco, ma non apporta modifiche sostanziali. Luca omette Mc 6,45-8,26; le aggiunte che fa rispetto a Marco sono rintracciabili all’inizio del suo Vangelo, nei racconti dell’infanzia (Lc 1-2), poi soprattutto nei due grandi blocchi, chiamati anche piccola inserzione e grande inserzione, situati il primo in Lc 6,20-8,3 e il secondo in Lc 9,51-18,14, infine nei racconti delle apparizioni del Risorto e della sua ascensione al cielo (Lc 24,9-53).

Il Vangelo di Luca risulta perciò strutturato secondo questo piano cronologico e geografico:

– Il prologo e i racconti dell’infanzia di Gesù: Lc 1,1-2,52.

– La preparazione e l’inizio della vita pubblica di Gesù: Lc 3,1-4,13.

– Gesù annuncia il regno di Dio in Galilea: Lc 4,14-9,50.

– Il grande viaggio di Gesù verso Gerusalemme: Lc 9,51-19,28.

– Il ministero di Gesù in Gerusalemme: Lc 19,29-21,38.

– Il compimento dell’opera di Gesù a Gerusalemme (passione, morte, risurrezione e ascensione di Gesù al cielo): Lc 22,1-24,53.

Come appare da questa struttura, Luca riserva un rilievo ancora maggiore rispetto a Marco al viaggio di Gesù verso Gerusalemme e alla città di Gerusalemme.

Aspetti teologici:

  1. Luca è un pagano, di cultura greca, che ha abbracciato la fede in Gesù Cristo; scrive per i cristiani provenienti dal paganesimo, che in qualche modo possono essere personificati in quel Teofilo (questo nome significa «amico di Dio») al quale dedica il suo Vangelo.
  2. Luca è uno scrittore cristiano in dialogo con la cultura della sua epoca. È vero che egli scrive principalmente la sua opera per confermare la fede dei cristiani, tuttavia è avvenuto in lui un incontro equilibrato tra l’insegnamento evangelico e la cultura profana.
  3. Luca pertanto è il Vangelo meno discriminante. Non vede il mondo come il luogo delle tenebre e del peccato, ma come il luogo dove si è inserito Gesù, il luogo dove vive e si sviluppa la Chiesa. Quest’ultima ha nel mondo il suo spazio vitale, che deve occupare senza timore, ma anche senza mondanizzarsi, nella coscienza di avere una realtà (la salvezza) destinata a tutti e quindi da offrire in modo credibile a tutti.
  4. La storia della salvezza ha le sue radici nel tempo di Israele e delle promesse, che va fino a Giovanni Battista compreso, l’ultimo dei profeti. Israele non è semplicemente il segno di un passato morto, ma è l’inizio di un cammino dello Spirito di Dio nel mondo, è il principio di un’opera che culmina in Gesù Cristo e che continua nella Chiesa.
  5. Con la pasqua di Gesù non è venuta la fine della storia; con la sua morte e risurrezione l’esistenza di Gesù non termina, ma raggiunge il suo culmine: la sua persona diviene fonte di salvezza e la sua opera si espande e diventa piena nella Chiesa, tramite la forza dello Spirito Santo.
  6. Luca usa tre parole per indicare che, dopo il tempo delle attese costituito dall’Antico Testamento, con Gesù siamo entrati nel centro del tempo: bisogna, compiersi, oggi. Il verbo bisogna o deve indica che nella storia con la presenza di Gesù si sta realizzando un progetto di Dio (Lc 2,49; 9,22; 13,33; 17,25; 22,37; 24,7.26.44), il verbo compiersi ribadisce che Gesù manifesta la fedeltà Dio Padre alle sue promesse (Lc 4,21; 9,31.51; 12,50; 18,31; 24,44), l’avverbio oggi rileva che la salvezza si rende presente con la persona di Gesù, anzi che la salvezza consiste nella persona di Gesù (Lc 2,11; 4,21; 19,5.9; 23,43).
  7. è il Vangelo della misericordia di Dio, Luca può essere chiamato anche il Vangelo degli affetti, cioè una buona notizia che risana il nostro mondo interno e le nostre relazioni con Dio, con noi stessi, con gli altri, col mondo. La misericordia di Dio infatti non è una realtà scialba, debole, a buon prezzo, ma rivela una paternità appassionata che guarisce, salva, cambia radicalmente i nostri affetti e la nostra speranza.
  8. per Luca la conversione al Signore incomincia con l’ascolto della sua parola, si manifesta nella gioia, nella scelta della povertà, nell’amore del prossimo ed è resa possibile dall’azione dello Spirito Santo e dalla preghiera.

3. IL TEMPO DI AVVENTO E DI NATALE 

Il termine Avvento deriva dalla parola “venuta”, in latino adventus. Il vocabolo adventus può tradursi con “presenza”, “arrivo”, “venuta”. Nel linguaggio del mondo antico era un termine tecnico utilizzato per indicare l’arrivo di un funzionario, la visita del re o dell’imperatore in una provincia. Ma poteva indicare anche la venuta della divinità, che esce dal suo nascondimento per manifestarsi con potenza, o che viene celebrata presente nel culto.

I cristiani adottarono la parola Avvento per esprimere la loro relazione con Cristo: Gesù è il Re, entrato in questa povera “provincia” denominata terra per rendere visita a tutti; alla festa del suo avvento fa partecipare quanti credono in Lui. Con la parola adventus si intendeva sostanzialmente dire: Dio è qui, non si è ritirato dal mondo, non ci ha lasciati soli. Anche se non lo possiamo vedere e toccare come avviene con le realtà sensibili, Egli è qui e viene a visitarci in molteplici modi.

L’Avvento è «tempo di attesa, di conversione, di speranza», come spiega Direttorio su pietà popolare e liturgia. È il tempo dell’attesa della venuta di Dio che viene celebrata nei suoi due momenti: la prima parte del tempo di Avvento invita a risvegliare l’attesa del ritorno glorioso di Cristo; poi, avvicinandosi il Natale, la seconda parte dell’Avvento rimanda al mistero dell’Incarnazione e chiama ad accogliere il Verbo fatto uomo per la salvezza di tutti. Ciò è spiegato nel primo Prefazio di Avvento, ossia la preghiera che “apre” la liturgia eucaristica all’interno della Messa dopo l’Offertorio. In essa si sottolinea che il Signore «al suo primo avvento nell’umiltà della nostra natura umana, portò a compimento la promessa antica, e ci aprì la via dell’eterna salvezza». E poi si aggiunge: «Verrà di nuovo nello splendore della gloria, e ci chiamerà a possedere il regno promesso che ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa».

L’Avvento è poi tempo di conversione, alla quale la liturgia di questo momento forte invita con la voce dei profeti e soprattutto di Giovanni Battista: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino» (Mt 3, 2). Infine è il tempo della speranza gioiosa che la salvezza già operata da e le realtà di grazia già presenti nel mondo giungano alla loro maturazione e pienezza, per cui la promessa si tramuterà in possesso, la fede in visione, e «noi saremo simili a lui e lo vedremo così come egli è» (1 Gv 3, 2).

Le letture dell’Avvento

Le letture – nel 2017 vengono seguite quelle dell’Anno B – testimoniano questa suddivisione dell’Avvento. Fino alla terza domenica di Avvento la liturgia si focalizza sull’attesa del ritorno del Signore. Poi marca in maniera più specifica l’attesa e la nascita di Gesù. Così nella prima domenica di Avvento il Vangelo (Marco 13,33-37) ha al centro le parole di Cristo: «Vegliate: non sapete quando il padrone di casa ritornerà». Nella seconda domenica di Avvento il Vangelo (Marco 1,1-8) si sofferma sul Battesimo e sulle parole di Giovanni Battista al fiume Giordano: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali». Nella terza domenica di Avvento il Vangelo (Giovanni 1,6-8. 19-28) ha ancora al centro il Battista che «venne come testimone per dare testimonianza alla luce» e che, interrogato dai Giudei, dice: «In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete». Infine il Vangelo dell’ultima domenica di Avvento (Luca 1,26-38) è quello dell’Annunciazione e ha come perno la figura della Madonna.

Il tempo dell’Avvento ha come icona quella della Vergine. Papa Francesco ha sottolineato che «Maria è la “via” che Dio stesso si è preparato per venire nel mondo» ed è «colei che ha reso possibile l’incarnazione del Figlio di Dio, “la rivelazione del mistero, avvolto nel silenzio per secoli eterni” (Romani 16,25)» grazie «al suo “sì” umile e coraggioso». La presenza della Solennità dell’Immacolata Concezione – 8 dicembre – fa parte del mistero che l’Avvento celebra: Maria è il prototipo dell’umanità redenta, il frutto più eccelso della venuta redentiva di Cristo.

Il tempo di Natale comincia con l’apertura della festività, la sera della vigilia del 25 dicembre, e arriva fino alla domenica che segue l’Epifania, dedicata alla commemorazione del Battesimo del Signore. Nella liturgia latina, Natale è la celebrazione della gioia dell’Incarnazione, ma in relazione con l’eterna nascita (la generazione senza inizio) del Verbo di Dio che era presso il Padre. Di qui l’importanza data al prologo di San Giovanni.

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